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Cosa sono le nuvole? La risposta alla domanda di pasoliniana memoria, nel caso di Cloud’s Eye, debutto del musicista ambient Jaufenpass, è sorprendente: le nuvole sono un espediente narrativo per raccontare la commistione tra fisicità e immaterialità. Sopra di noi, infatti, le coltri risultanti dai moti ascensionali dell’aria danno luogo a forme e visioni randomiche, che in qualche modo si ripetono in schemi e formazioni fisse; sotto di noi, c’è un mondo intangibile che è fatto di dati e memoria, e che significativamente chiamiamo cloud. Cosa succede se proviamo a unire questi due universi? Se, con l’ausilio del digitale, proviamo a dare un suono ai moti dell’aria?

L’ambient di Jaufenpass flirta con il glitch e il noise, secondo la migliore lezione di Tim Hecker. È ortodosso nel senso più nobile, perché calza perfettamente gli stilemi del genere e incarna la sapiente attitudine alla costruzione di suoni e alla loro visionaria destrutturazione.

Cloud’s Eye è disponibile in formato digitale e in formato CD in edizione limitata, ordinabile sulla pagina Bandcamp di Shimmering Moods Records. A fine gennaio 2024, sarà pubblicato un cofanetto che include un’audiocassetta in edizione limitata, offrendo un’esperienza ancora più ricca e tangibile.

L’ambizioso concept di  Cloud’s Eye è supportato da un progetto grafico concepito dall’illustratrice Resli Tale, che ha realizzato, con l’ausilio del celiometro, uno strumento per la misurazione delle nuvole, 25 monotipi per rappresentare al meglio l’essenza dell’opera. Il processo creativo fonde elementi deliberati e casuali: spazio, strumenti e soggetto sono scelti con cura, mentre aspetti come l’inchiostro, la posizione, gli errori di trasferimento del colore e il movimento della mano sono lasciati all’alea.

Regola e caso, fisicità e invisibile: Cloud’s Eye è un invito a immergersi in un mondo in cui natura e tecnologia coesistono e si intrecciano, sfumando il confine tra reale e digitale.